Licia Colò e la stenella

16 luglio 2002 

Questa è la storia di un salvataggio. Una storia nella quale la tenacia e la forza di volontà l’hanno fatta da padrone. La forza di volontà con la quale Lei si è aggrappata ad un esile filo di vita. La tenacia con la quale gli Altri hanno cercato di strapparla ad un destino segnato.
Lei è una splendida stenella, ferita a morte nelle acque dell’arcipelago delle Eolie. Gli Altri sono tutti coloro, e sono davvero molti, che si sono adoperati per combattere un destino avverso, a volte beffardo, che ha messo a dura prova i protagonisti della vicenda e con loro Licia Colò, in vacanza sull’isola siciliana.
Tutto ha inizio quando un gruppo di turisti avvista l’animale a largo dell’isola. È ferito, il sangue fuoriesce a fiotti e dalla coda si intravede un osso che spunta dalla carne slabbrata dal taglio. L’animale ha anche una vertebra lussata, galleggia ma non riesce a nuotare. È spossato, al limite delle forze e non oppone resistenza quando i ragazzi decidono di issarlo sulla barca per provare a portarlo a riva.
E’ sabato mattina, al porto giunge immediato il soccorso della veterinaria di Lipari Cristhine Verart, coadiuvata da Danilo Conti. Con loro c’è anche Antonio Celona che collabora con Centro Studi Cetacei. Il malcapitato animale ha bisogno impellente di essere curato. L’emorragia va tamponata al più presto. Si provvede a posizionare la stenella dentro un canotto, facendo attenzione a non farle poggiare il ventre sul fondo altrimenti non può respirare. Viene approntata una sorta di amaca sulla quale si adagia il delfino. Ora è fondamentale ricucire la ferita per evitare che muoia dissanguato. Anche l’acqua va cambiata in continuazione.
La stenella viene portata nel retro dell’hotel Conti, a Vulcano. È ancora nel canotto ma non potrà sopravvivere ancora per molto.
Di bocca in bocca, la voce della stenella agonizzante a pochi passi dai chiassosi e ignari turisti sulle spiagge dell’isola giunge anche a Licia Colò che si reca subito sul posto e comprende la gravità della situazione.
“Bisogna portarla via da qui, altrimenti morirà”, dice Licia Colò confortata anche dalla veterinaria francese e da Danilo Conti. L’idea è quella di contattare il Corpo Forestale dello Stato di Roma . Sono amici di Licia e poi dell’Ente fanno parte gli uomini della Cites, l’organismo internazionale che si occupa della salvaguardia delle specie protette. E la stenella è una di queste. Il Direttore Generale del CFS, Giuseppe Di Croce, si adopera per risolvere il problema. Della questione viene informata Claudia, una esperta dell’acquario di Genova.
La stenella, intanto, è in agonia. Si decide di portarla nel capoluogo ligure perché Claudia è la persona giusta: è un’esperta di stenelle. Il direttore dell’acquario Antonio Di Natale conferma che questa è la soluzione migliore. L’apprensione corre ormai sul filo. Licia Colò, e con lei tutti i presenti, si danna l’anima per trovare una soluzione. Viene contattato anche Giuseppe Notarbartolo di Sciara, presidente dell’Icram, che conferma come “più passi il tempo e minori sono le speranze di salvare l’animale. Ma un tentativo va comunque fatto”.
Si decide. Un elicottero del Corpo Forestale dello Stato, con a bordo Marco Borri del centro studio dei cetacei, ha già i motori accesi ed è pronto a partire da Roma. L’ordine di decollare sarà dato a momenti. Poi il dietrofront. Sono in arrivo pioggia e forte vento. Sarebbe troppo rischioso, le pale dell’elicottero si arrestano mestamente.
La stenella è ormai allo stremo delle forze, fatica a respirare ed è molto debole. A presidiarlo sono arrivati il maresciallo Carmelo Maieli, il maresciallo Pietro Calanna e la guardia scelta Mario Scaduto del Corpo Forestale dello Stato del distaccamento di Lipari. Hanno anche il compito di non far avvicinare troppo i curiosi che, intanto, hanno preso d’assedio l’hotel Conti.
Ora, che fare? La stenella chiede aiuto con gli occhi. Bisogna tentare il tutto per tutto, non ci si può arrendere proprio ora. Si cercano altre vie con la Guardia Costiera e la Guardia di Finanza di Messina che si rende disponibile per traghettare l’animale, in un ora e mezzo di navigazione, fino al centro CNR di Messina.
La speranza torna a fiorire. Nel retro dell’hotel i minuti non passano mai. Poi squilla ancora un cellulare. È Licia a dare la brutta notizia: “non ce la fanno, il mare è grosso, il vento è troppo forte. La motovedetta fa marcia indietro”.
Dell’inatteso sviluppo viene data notizia anche a Claudia, la veterinaria dell’acquario di Genova, che cerca di trovare un’altra soluzione con Danilo Conti. L’idea sarebbe quella di chiudere un braccio di mare per metterci il delfino. Sono ormai quasi due giorni che è, per così dire, “in cattività” e nessuna stenella è mai riuscita a sopravvivere in questo stato per più di tre giorni. Quella di riportarla in uno spazio di acqua salata più aperto potrebbe essere una buona idea ma si pensa anche che l’animale, ormai allo stremo delle forze, non possa essere in grado di galleggiare e sarebbe sballottato dalle onde del mare.
Niente da fare. Licia, Claudia, Cristhine, Danilo devono necessariamente trovare un altro sistema per portare la stenella in un posto più sicuro. Qualcuno sostiene che in vacanza sull’isola ci sia un pilota di elicottero. Non c’è la certezza. Riparte il tam tam delle telefonate e si arriva ad un nome: Giampiero Bertolami. Sa che c’è una compagnia di elicotteri privati a Panarea, Air Panarea.
A questo punto non possiamo tirarci indietro – sostiene Licia Colò, supportata da tutti i presenti – proviamo a chiedere quanto vogliono per portare la stenella in volo fino a Messina”.
Viene contattato il comandante Lorenzo Vielmo, al quale si chiede un prezzo di favore. ”Ma quale prezzo di favore – si indigna al telefono il comandante – io il trasporto ve lo faccio gratis, l’unico problema è avere l’autorizzazione ad atterrare nella piazzola degli elicotteri della Marina Militare di Messina”. Altro intoppo, ma forse questo è facilmente risolvibile. Licia si riattacca al telefono con i gradi alti del Corpo Forestale dello Stato, ed ottiene il permesso per l’atterraggio e un furgone dei Vigili del Fuoco del comando di Messina che dovrà velocemente trasportare la stenella al centro specializzato.
Il tempo è veramente brutto. La stenella viene fatta salire sull’elicottero ma è ormai agonizzante. Dodici minuti – tanto durerà il volo – la separano dall’appuntamento con il veterinario Fabio Grosso che la prenderà in consegna a Messina.
Dodici minuti non sono molti ma in questi frangenti sembrano essere davvero l’eternità.
Sull’elicottero con la stenella c’è anche Licia. “la stenella soffriva maledettamente, sembrava stesse esalando l’ultimo respiro. A vederla così non riuscivo a darmi pace, mi è salito un groppo alla gola e le lacrime agli occhi nel pensare che mollasse proprio ora, proprio a pochi minuti dalla speranza. Allora ho pensato positivo e forse questo ha dato la forza alla nostra amica per resistere ancora qualche minuto”.
Poi l’atterraggio e la corsa al centro dove l’animale è stato sistemato in una vasca a sospensione con acqua di mare. Finalmente al sicuro.
La diagnosi, però, non dà scampo: la stenella ha la colonna vertebrale spezzata. Non può farcela. E, purtroppo, non ce la farà. Muore il martedì, dopo quasi 60 ore di agonia.
“Era giusto essere ottimisti – dice convinta Licia Colò – perché la stenella aveva superato due giorni di agonia e un viaggio in elicottero, il maltempo e ogni possibile traversia. Mi chiedo soltanto se si poteva fare ancora qualcosa di più. E penso a come, da sabato a domenica all’ora di pranzo, siano state perse ore preziose, forse anche perché in questi casi in molti non sanno come comportarsi, e parlo anche dei ragazzi che hanno trovato la stenella. In questo momento di immensa tristezza – prosegue Licia Colò, trattenendo a stento le lacrime – sono comunque contenta nel pensare come tutti, a prescindere dai ruoli e dai gruppi di appartenenza, si siano impegnati affinché si battesse la malasorte. Voglio ringraziarli con tutto il cuore e, in particolar modo, un grazie sincero lo debbo rivolgere al comandante Lorenzo Vielmo che ci ha messo a disposizione gratuitamente l’elicottero dimostrandosi di essere davvero un amico degli animali”.
Già! Chissà se si fosse intervenuti in tempo già dalle prime ore di sabato con un intervento più concreto, magari in collaborazione con gli esperti del Centro Gruppo Cetacei, forse qualcosa sarebbe cambiato.
Certo, stavolta le condizioni della stenella erano davvero critiche ma questa triste vicenda può anche insegnare qualcosa. Innanzitutto che, in casi del genere, il tempo è davvero prezioso e bisogna intervenire velocemente telefonando al Centro Studi Cetacei (02 58241) che provvederà a smistare le chiamate alle strutture più vicine al luogo del ritrovamento, organizzando tutte le operazioni necessarie, coinvolgendo le Autorità sanitarie, le Istituzioni pubbliche, le associazioni ambientaliste e i privati cittadini che si rendessero disponibili.